Il buono fruttifero postale resta una grande idea, soprattutto come regalo ai bimbi molto piccoli. Ma ci sono prima alcuni adempimenti
Avete mai avuto quell’idea geniale che vi sembra la svolta del secolo, salvo poi scoprire che la burocrazia non la pensa proprio come voi? Ecco, questa è la storia di come ho deciso di fare un regalo speciale al mio nipotino preferito, che ha appena compiuto un anno, e di come la mia sorpresa si sia trasformata in un affare di famiglia più complicato del previsto.
In realtà la sorpresa volevo farla ai genitori, che sono le persone più care che ho al mondo. Ma, ecco, tra il dire e il fare c’è di mezzo… il documento. Quando il mio adorato nipotino ha spento la sua prima candelina, volevo fare qualcosa di diverso dal solito peluche o tutina. È un bambino speciale e meritava un regalo duraturo, qualcosa che, crescendo, potesse apprezzare davvero. Mi è venuta l’idea di un Buono Fruttifero Postale: un investimento sicuro, semplice e perfetto per accantonare un gruzzolo che, un giorno, potrebbe fare comodo per i suoi sogni futuri.
Oltre alla sua semplicità, un Buono Fruttifero Postale è un regalo che parla di futuro. Non è un oggetto che finisce in un cassetto o un gioco che verrà dimenticato. Si tratta di un investimento che cresce con il tempo, esattamente come un bambino. I rendimenti sono garantiti e, soprattutto, è uno strumento sicuro, perfetto per chi vuole fare un dono concreto e significativo.
Certo, richiede un po’ di organizzazione (e una buona dose di pazienza se volete evitare gaffe come la mia), ma ne vale davvero la pena.
“Lo faccio senza dire niente ai genitori,” ho pensato. Un gesto tutto mio, senza troppi clamori. Mi immaginavo già la scena: lui, diciottenne, che scopre con stupore questo piccolo tesoro lasciato dallo zio. Una sorpresa indimenticabile! Peccato che, per farlo, servissero documenti che non avevo e che, ovviamente, solo i suoi genitori potevano fornirmi.
Entro baldanzoso nell’ufficio postale con il mio piano ben definito. Mi sentivo quasi un agente segreto in missione. Documento d’identità? Ce l’ho. Codice fiscale mio? Ce l’ho. E quello del bambino? Ops, non ce l’ho. Nessun problema, penso, mi basterà spiegare che il Buono è un regalo.
Ma no, non è così semplice.
La gentile (ma inflessibile) impiegata mi informa che, per aprire un Buono Fruttifero a nome di un minorenne, servono:
E qui casca l’asino: se voglio aprire il Buono, devo coinvolgere i genitori. Addio sorpresa. Non bastava il mio documento e una dichiarazione di parentela. Serve nero su bianco che sono davvero lo zio e che i genitori sono consapevoli di questo gesto.
A quel punto mi ritrovo di fronte a un bivio. Continuo a insistere per mantenere la sorpresa e magari mi invento un altro regalo, oppure coinvolgo i genitori e faccio le cose per bene? Dopo una riflessione durata quanto un turno alla posta (quindi un bel po’), ho deciso di condividere il mio piano con loro.
All’inizio ho temuto che mi guardassero storto, pensando chissà cosa. Invece, appena ho spiegato l’idea, si sono mostrati entusiasti. Mio fratello ha subito recuperato i documenti necessari, mentre mia cognata mi ha ringraziato dicendomi quanto fosse un bel pensiero.
E qui casca (un altro) asino: non tutti gli uffici postali hanno i buoni pronti per l’uso, ma c’è bisogno di aspettare che arrivino. Nel caso dell’ufficio a cui mi sono rivolto io c’era da aspettare fino ad almeno 10 giorni, quindi oltre al danno la beffa: ho dovuto aspettare dopo aver consegnato tutti i documenti e non sono neppure riuscito a consegnarlo in tempo! Per fortuna il regalo è stato più che gradito, ovviamente, quindi, insomma… aspettare è valso sicuramente la pena!
Alla fine, questa storia mi ha insegnato che le sorprese, a volte, non sono fatte per essere segrete. Coinvolgere chi ti sta vicino può rendere tutto ancora più bello, trasformando un gesto individuale in qualcosa di condiviso. Mio nipote, ovviamente, non si ricorderà nulla di tutto questo per ora, ma sono sicuro che, un giorno, saprà apprezzare non solo il regalo, ma anche l’intenzione che c’è dietro. E comunque avrà sicuramente apprezzato molto di più il peluche che gli ho regalato per accompagnare il buono e non presentarmi a mani vuote: non sia mai detto che lo zio è uno sprovveduto!
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