Pensione di inabilità 2025: ecco cosa servirà nel nuovo anno per avere l’aiuto mensile dell’INPS. Percentuale di disabilità, requisiti e tutte le prerogative
Cosa succederebbe se, da un momento all’altro, una condizione fisica o mentale impedisse il malcapitato di lavorare? Se per chi purtroppo ha una dipartita precoce c’è la pensione di reversibilità a favore dei parenti superstiti, cosa succede in caso di difficoltà permanenti che ostacolano il lavoro? Per fortuna anche in questo caso, tramite l’INPS, c’è una soluzione: la pensione di inabilità.
Questa misura presidenziale è pensata proprio per garantire un aiuto economico a chi, per motivi di salute, improvvisamente, non è più in grado di svolgere alcuna attività lavorativa. È un’ancora di salvezza per coloro che si trovano in difficoltà permanenti, seppur non con gli stessi introiti precedenti, ma garantendo comunque un sostegno pensato per permettere una vita minimamente dignitosa anche in situazioni così complesse e delicate.
A chi spetta la pensione di inabilità e qual è il grado di invalidità richiesto?
Per il 2025, la pensione di inabilità viene concessa a coloro che hanno un grado di invalidità pari al 100%. Ciò significa che la persona deve essere considerata completamente inabile a svolgere qualsiasi attività lavorativa. Il riconoscimento di questa inabilità viene stabilito tramite valutazioni mediche condotte dall’INPS e, spesso, richiede anche la conferma da parte di commissioni sanitarie territoriali.
In termini di requisiti contributivi, è fondamentale che il richiedente abbia almeno cinque anni di contributi versati, di cui tre negli ultimi cinque anni prima della domanda. Questi requisiti sono progettati per garantire che il richiedente abbia avuto una storia contributiva recente, anche minima.
Quanto spetta mensilmente dall’INPS?
L’importo della pensione di inabilità varia in base alla storia contributiva e agli stipendi percepiti durante la vita lavorativa del richiedente. In media, l’importo può oscillare tra i 300 e i 700 euro al mese, ma può aumentare per chi ha contributi particolarmente elevati o un reddito medio-alto. Inoltre, il calcolo tiene conto del sistema contributivo o misto, a seconda dell’anzianità lavorativa accumulata entro determinate date.
Chi rientra nella fascia più bassa di reddito può ottenere ulteriori integrazioni, come l’assegno sociale, per arrivare a una soglia minima mensile.
Compatibilità con altre prestazioni: cosa si può sommare alla pensione di inabilità?
Un dubbio molto comune riguarda le compatibilità della pensione di inabilità con altri aiuti economici. In linea di massima, questa pensione non è compatibile con attività lavorative remunerate, proprio perché presuppone un’inabilità completa. Tuttavia, è possibile ricevere la pensione di inabilità insieme a benefici come:
- Indennità di accompagnamento: per chi necessita di assistenza continuativa.
- Prestazioni per familiari a carico: se il richiedente è in una famiglia monoreddito o con persone a carico.
- Assegno sociale integrativo: in caso di reddito molto basso, per garantire una soglia minima di sussistenza.
Come fare domanda: consigli per non perdersi tra le carte
Se pensi di avere i requisiti per la pensione di inabilità, la prima cosa da fare è prenotare una visita medica con l’INPS tramite il proprio medico curante, che si occuperà di inoltrare la richiesta al sistema INPS. A questo punto si avvierà un percorso di accertamenti e valutazioni. È essenziale allegare documenti clinici aggiornati e il proprio estratto contributivo, che mostri i versamenti fatti nel tempo.
Pensione inabilità, si può avere sotto il 100%?
Per ottenere la pensione di inabilità dall’INPS, è richiesto un grado di invalidità pari al 100%, il che significa che il richiedente deve essere completamente inabile a svolgere qualsiasi attività lavorativa. Questo è un requisito fondamentale per accedere alla pensione di inabilità, e purtroppo, non esistono eccezioni per chi ha una percentuale inferiore. Tuttavia, per invalidità parziali o percentuali inferiori al 100%, sono previsti altri tipi di sostegno economico o di assegni che possono offrire un aiuto, come l’assegno ordinario di invalidità, che è destinato a chi presenta una riduzione significativa della capacità lavorativa (almeno del 67%) ma non totale.