Libretti Poste, alcuni clienti di questo colosso della nostra economia sono esposti al rischio di ricevere delle multe da parte dell’Agenzia delle Entrate. Andiamo a vedere di che si tratta e perché sta avvenendo ciò.
Allo stato attuale delle cose in Italia il Libretto Poste rappresenta in senso assoluto uno degli strumenti economici e finanziari più diffusi ed apprezzati in senso assoluto. Si tratta di una soluzione estremamente pratica e comoda per mettere da parte i propri risparmi. Derivanti dal lavoro, ma anche da regali che possono arrivare. In tal senso, è utile dal momento che in determinati casi mettono a disposizione anche dei ricavi legati alla crescita maturata con i tassi di interesse.

In tal senso, però, è da segnalare che di recente sono molti i clienti di Poste Italiane che sono in apprensione, legittimamente, proprio in materia di Libretti postali. Stanno arrivando da parte di Agenzia delle Entrate delle multe che possono essere un duro colpo per le finanze delle famiglie. Andiamo a vedere di che si tratta, anche per far chiarezza e capire meglio chi sono i profili che sono coinvolti in questo discorso e che sono a rischio di dolorose sanzioni.
Multe dal Fisco per i Libretti Poste: di che si tratta
Di base i Libretti Poste non vanno inseriti nella dichiarazione dei redditi, ma ci sono alcune eccezioni da conoscere e da valutare. Deve, infatti, inserire questa informazione relativa a questo libretto nel quadro RW del Modello Redditi chiunque sia in possesso di un libretto che abbia una giacenza media superiore a 5mila euro, ma che durante l’anno non ha mai superato i 15mila euro. Lo stesso discorso si applica anche a chi ha una giacenza media inferiore a 5mila euro ma ha superato i 15mila euro.

Si tratta di informazioni, infatti, che anche se in molti lo ignorano vanno inseriti nella Dichiarazione dei Redditi e se ciò non avviene si va incontro a delle sanzioni che possono essere anche considerevoli. Lo stesso discorso a proposito di quanto detto fino a questo momento si applica anche per chi ha attività all’estero. Nel caso in cui, ovviamente, questa attività produca dei redditi imponibili in Italia.